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Quinto itinerario - Di nuovo ad El Alamein
DI NUOVO AD EL ALAMEIN
' mattino che siamo ancora nell'oasi di Moghra, siamo un po' provati dalle lunghe tappe di trasferimento ed avvicinamento per cui ce la prendiamo con calma: una passeggiata fra le dune, sosta alle numerose foreste pietrificare e discesa all'oasi a toccare l'acqua: SALATA!
Questa volta risaliremo la depressione da est, scelta che ci porterà ad attraversare un wadi abbastanza difficoltoso ma sbucheremo a Qaret el Zughalin: in pieno territorio "inglese". Ancora non si vede l'inconfondibile collina dell'Himeimat, la piana non presenta resti di buche o classici crateri di granate esplose al suolo, ma solo piste che si snodano in ogni dove e finalmente sulla sinistra la COLLINA. La aggiriamo in distanza e così ammiriamo in pieno la maestosità inconfondibile e subito cala fra noi il silenzio: inevitabilmente i nostri pensieri volano fra chi è rimasto laggiù a presidio. Siamo ansiosi di raggiungerlo di nuovo, ma prima puntiamo verso il plateau di.....
Foresta pietrificata
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Moghra
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Wadi
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Tracce di caterpillar
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Con grande dispiacere constatiamo che la piana è stata profanata dalle compagnie petrolifere che hanno fatto prospezioni, buchi e solchi di Caterpillar; a tratti non riconosco il punto ove ci troviamo, ma fortunatamente Ahmed dice che non hanno trovato petrolio e quindi hanno abbandonato la zona! Ma le ferite chissà per quanto resteranno. Ci accampiamo alle pendici del plateau e mentre le guide improvvisano il solito gustoso pranzo cominciamo a perlustrare la zona in parte a noi sconosciuta. Decine e decine di buche, trincee ancora intatte solchi di granate e... schegge tutto intorno.
Trincea
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Buca
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Geo in buca
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Taniche
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Sparse ovunque rinveniamo bottiglie incendiarie e di bibite inglesi (sul fondo la scritta MADE IN BRITISH INDIA); poi decido di portarmi alle pendici del plateau, molto vasto, perchè è qui che si legge la storia quotidiana dei nostri ragazzi. Infatti comincio a rinvenire manufatti lignei "arte da trincea" fra i quali un portacandela bruciacchiato, un chiodo di legno lavorato, scarponi ristretti e rinsecchiti, tanti pacchi da medicazione intatti, scatolame, resti di maschere antigas, gavette e .....ossa.
Candela
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Pacco medicazione
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Ossa umane
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Resti di scarpone e bomba a mano
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Distintivi inglesi
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Bottiglia
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Bottiglie
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Caricatore fucile
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Provvedo a fotografare, catalogare e riseppellire i reperti affinchè non vengano asportati, poi pietosamente predispongo per una degna sepoltura dei reperti ossei. Sul versante occidentale del pendio rinvengo ai bordi di una buca un piccone, corroso ma riconoscibile, stoviglie (una terrina in maiolica) frantumata e coperchi di tegami: che sia dove erano posizionate le cucine? Il posto infatti è molto protetto, aggredibile solo dai mortai, poi tre buche coperte con piantato un palo o un cippo di pietra: dovrei scavare perchè senza ombra di dubbio sono sepolture ma il rispetto mi impone l'astensione: mi fermo e prego.
Resti di piccone
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Tomba
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Altra tomba
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Altra tomba ancora
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Non mi rendo conto del tempo che passa; ho davanti a me una fotografia congelata del periodo 23 ottobre - 4 novembre 1942 e immagino... immagino... e comincio a capire: non è la prima volta che sono qui, ma ogni volta è come se lo fosse. E' ormai pomeriggio quando raggiungo il gruppo, Luigi ha provveduto a seppellire la foto di suo padre (Telino) in quella che forse è una trincea che lo ha visto protagonista, i geologi hanno studiato il terreno e hanno proposto l'avvio di un progetto davvero unico e interessante, gli altri hanno visto e forse capito cosa sia stata la guerra qui.
Luigi con la foto di suo padre
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Resti di Caproni Ca309
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Resti di Caproni Ca309
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Camion abbandonato
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In marcia verso l'Himeimat, lo raggiungiamo in breve tempo e sostiamo al cippo di Bert apponendo la firma nel foglio che anni fa ho provveduto a seppellire e che ancora si trova lì, ma scopro che le ruspe sono passate anche di qua: che scempio! Via verso Munassib e la Rommel, verso Qaret el Abd (Fort Menton o comando e posto di medicazione della Brescia): l'avevo lasciato integro, con il suo muro di cinta e la condotta del petrolio davanti, invece adesso proprio vicino all'ospedale cosa hanno fatto? UNA DISCARICA con rifuti e plastica... mah! Ormai non è rimasto nulla se non i muri, le gallerie, le camerate, ma la suggestione rimane. La serata finisce nell'albergo di Sidi Abd el Rahman proprio sul bel mare Mediterraneo.
Motore del camion
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Latta di benzina
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Sidi Abd
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Ingresso del sacrario
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Sveglia di buona ora e via diretti al Sacrario Militare Italiano. Sempre la stessa emozione: imponente, curato, essenziale e severo! L'addetto militare svolge come al solito un ottimo lavoro anche se questa volta la bandiera non sventola sul torrione... e la notte non è più illuminato. Rasoul, l'affabile custode, mi dice che il Governo Italiano non manda più fondi e quindi bisogna risparmiare e così neanche più cartoline commemorative! Magari per altre iniziative in patria i soldi ci sono...
Stelle di Natale
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Rasoul
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Maria sul registro
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Infermiera Maria
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Questa volta ho un obbiettivo preciso: non tutti sanno che nel Sacrario è sepolta anche una donna, l'unica donna (sembra) caduta ad El Alamein. Fu rinvenuta durante le ricognizioni di Dominioni lungo la linea del fronte e trovandosi nell'imbarazzo dell'attribuzione di un nome e reparto di appartenenza, da questi venne simbolicamente chiamata Maria e attribuita alla CRI. Sussistono molti dubbi, forse apparteneva alle ragazze "genere di conforto" della truppa ma chiunque essa sia stata merita tutti gli onori e le nostre preghiere, eroina nell'inferno di fuoco. Rasoul mi consegna il registro delle sepolture e dopo una breve scorsa la individuo: MARIA CRI. Vado a cercare le lapide, la trovo e sosto per una preghiera; se andate al Sacrario trovatela e pregate per lei.
La vetrina nel Museo del Sacrario
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Quota 33
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Il giornale dell'epoca
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Luigi ha portato una foto del padre Telino ed ha avuto la autorizzazione per metterla in una bacheca del museo annesso al Sacrario: piange come un bambino e per discrezione e rispetto lo lasciamo solo con i suoi pensieri. Approfittiamo per visitare la sezione commemorativa: una serie di vetrine piene di foto, crest, targhe commemorative.. Quanti ricordi! Da Quota 33 dominiamo a 360° e il nostro pensiero volge ai giorni passati nel deserto in un indimenticabile giro di quasi 2000km e siamo prossimi al rientro, non così per le migliaia di ragazzi rimasti qui 65 anni fa: GRAZIE A VOI TUTTI.
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